
PRIMO GIORNO
Giovedì l'ho fatto... Sono entrata all'ospedale consapevolmente, sulle mie gambe. Mi sono messa il pigiamino nuovo, acquistato per l'occasione (alla fine era proprio carino) e ho aspettato. Ho aspettato, ho aspettato... Ero la seconda, credo. Ho letto due fumetti horror per ingannare l'attesa, per riempire la testa di nulla, di pensieri devianti. Inutile fuffa per non pensare. E poi a gironzolare per il corridoio come un cane in pena. E poi eccola. Si palesa. E' una donna e mi dice di seguirla. Tergiverso un pò. Faccio uno squillo al fidanzato, chiede se posso tenere gli occhiali. Dove sono le parole? Quali sono le parole giuste? Ci incamminiamo. Lei apre la porta automatica con un badge. Entriamo. Mi dice che devo togliere la (maglia e la) maglietta ma posso tenere la canottiera e i pantaloni. Sono impacciata. Le sfilo insieme, rendendomi conto con imbarazzo che lei le vuole piegare. E le ciabatte? Le tolgo e mi mettono le scarpette verdi. Mi chiede aiuto per raccogliere i capelli nella cuffietta e si allontana dopo avermi coperto con due lenzuola. Davanti a me medici ed anestesisti stanno parlando di qualche intoppo col paziente precedente. Forse non ci è scappato il morto ma la situazione è stata complicata. Sono agitata. Penso che potrei ancora scappare, alzarmi in piedi e correre via. Ci ho ripensato. Capita, no? Arriva una anestesista gentile. Mi fa battute sull'orologio. Conquisto punti perchè è lo stesso del primario. Mentre sta per trapassare la mia candida pelle con un ago, le lacrime escono dai miei occhi. Improvvisamente. Chiama il collega che cerca di tranquillizzarmi. Di solito non funziona mai. Le lacrime aumentano. "Di cosa hai paura? di non risvegliarti? Ne abbiamo avuti 3 oggi e si sono svegliati tutti. Sai come si dice: 'Non c'è 2 senza 3'!" è troppo soddisfatto della battuta per fargli presente che allora io sarei la quarta... la sua cuffietta con gli animaletti non può lasciare scampo ai dubbi. nemmeno i suoi.

Sono ancora inconsolabile tra due giovani anestesisti. Arriva il medico che fa la battuta "Sembra Il Cristo del Mantegna. lei cosa fa?". Non ho voglia di capire la domanda...Penso voglia sapere perchè piango ma non sono fatti suoi. Uso la domanda come mi pare. Gli rispondo che sono un'insegnante d'arte... con la coda tra le gambe dice che fa sempre di quelle figure...
Parole, parole, parole. "Rosa o verde?" "Rosa"
e poi un ago che penetra nella pelle. e poi nulla. nulla. nulla. nulla. fino ad un "chiara, è ora di svegliarsi".
Riapro gli occhi. Due parole e sono in viaggio sul letto verso il reparto, verso la camera 7, letto 27.
E mi scappa già la pipì.
è un buon segno. l'infermiera dice "scrivi che ha fatto pipì".
Le piccole gioie di ogni giorno.
PRIMO, SECONDO, TERZO GIORNO
Due tamponi su su nel naso, uno per narice, e un bel coronamento di garze esterne, una virgola che renderà quasi impossibile nel giorni seguenti bere e mangiare senza sbrodolare. Respirare solo dalla bocca. Gola in fiamme. Saliva mista a sangue. Occhi congestionati, un tripudio di lacrime. Due flebo, un anestetico la notte. Vomito (anche misto a sangue). Stanchezza e debolezza. Dieta. Antibiotici. Noia e paura. Insonnia, diciamo. Non vedere al di là della punta del proprio naso. letteralmente.
DOMENICA
Il dolore! il medico ha tolto i tamponi. Ho stretto la mano dell'infermiera. Non so nemmeno se me la stesse porgendo. Penso di no... Dolore!! indescrivibile. Come se fossero ancorati nella carne, lunghissimi... La sensazione che togliendoli strappassero fino a su, qualcosa quasi nel cervello. molle e viscido. sangue, probabilmente.
Non li ho guardati. Avevo paura di svenire.
Temevo scene splatter ma per fortuna nulla. Poi pausa.
Ero bianca come un cencio... sfatta dal dolore.
adesso lavaggi con soluzione salina e pomata antibiotica.
Prima di poter godere appieno di un naso "normale".
VENERDì
Visita di controllo: ritrovo il medico che mi ha operato.
Per un ritrovamento c'è sempre una perdita: quella della mia cartella clinica...
Chi ben comincia è a metà dell'opera, dicono...
Non mi riconosce. Si schermisce: senza occhiali, i capelli nella cuffietta... Gli dico che piangevo. "Ah! Le ho detto che sembrava il Cristo del Mantegna! e lei è un'insegnante di storia dell'arte! Che figura di merda!"
Mi ha tagliato i punti all'interno della punta del naso, poi aver tentato invano di togliermi una crosta che non ne ha voluto sapere di venire via...
Forse qualcosa doveva pur fare. C'è bisogno a volte di giustificare il proprio stipendio. In realtà è gentile. Nonostante tutto.
Una lacrima ha solcato il mio viso. Si chiama dolore.