lunedì 31 dicembre 2007

Il mio gatto si masturba

Non c'è che dire... Quest'anno si conclude anche con questa scoperta... che mi lascia un pò così... sorpresa, incuriosita e un pò imbarazzata.
Si, perchè in fondo Pomò non è solo un gatto, il mio gatto (ok, il nostro gatto), ma è un affetto speciale, quasi un figlio... nonostante non sia afflitta da desiderio di maternità.
E' capitato che lui fosse speciale, scelto, eletto tra altri gatti del gattile, aspettato e sorprendente... ogni giorno... nella pazienza, nelle attenzioni, nella curiosità... e a volte un pò monello.
Mi piace chiamarlo "Gattooo" con un suono a metà tra il banale "gatto" e il francese "gateau", dolcetto-torta: lui è lì, in un limbo bellissimo di tante cose messe insieme, indicibile e prezioso.
Ha cominciato a giocare in maniera strana col mio braccio sinistro. Pensavo volesse solo attenzioni, dopo una notte di assenza, di coccole mancate. Era la mattina di nuovo il suo momento e sembrava non capacitarsi di non riavere la sua razione di coccole e attenzioni. Giocava in modo strano, strattonando, scalciando e cercando di mordere forte la pelle per poi dedicarsi alla toeletta. La vera svolta era lì... l'unica cosa che con dovizia ripuliva dopo il gioco era il suo pene, una piccola protuberanza rosa... salvo poi ritornare a cercare poco dopo il mio braccio, sempre rigorosamente sinistro. Non c'era una maglia preferita a scatenare il suo interesse. Bastava il braccio e guai a spostarsi. Con perizia cercava di riprenderselo o esprimeva la sua protesta e il suo fastidio con strani versi...
Sembra che nonostante la castrazione, l'istinto rimanga.
Chissà se capisce cosa sta facendo. Di certo gli piace...
Il vederlo intento a masturbarsi sul mio braccio mi ha un pò sorpreso... come se, nella mia testa, dovesse restare sempre piccolo per forza e soprattutto asessuato e poi perchè mentre lo fa non so che fare...
Mi fa tenerezza e gli accarezzo la testa, mentre cerca di strapparmi la pelle e gli do un bacino sul musetto... Gli voglio bene e voglio farlo sentire a suo agio ed accettato (però quanto è imbarazzante!!!!!!).
Qualcuno ha un braccio da prestarmi??

(WASHINGTON, 5 OTTOBRE - Sara’ restituita al proprietario una gamba amputata messa all’asta nonostante le obiezioni del compratore che invece vorrebbe tenersela.La gamba contesa appartiene a John Wood che l’aveva perduta 3 anni fa in un incidente aereo e aveva deciso di farla imbalsamare perche’ venisse cremata con lui dopo la sua morte. Wood aveva messo l’arto, insieme ad altri oggetti, in un deposito, ma il mancato pagamento dell’affitto aveva fatto scattare il sequestro degli oggetti e la loro vendita all’asta. Fonte: ANSA)

domenica 23 dicembre 2007

A Natale c'è chi nasce e chi muore

Santa died for your MasterCard

Ecco ciò che capeggia nel giardino di Art Conrad, a Bremerton nello stato di Washington. Un'idea non troppo originale ma che mi piace molto...
E se proprio le bambine non riuscissero a fare a meno di questo santo stagionale, possono rispolverare al cara vecchia Barbie... che accoglierà le loro accorate preghiere con gioia, perdonando i tanti tradimenti tra Winx, Bratz e varie tentatrici (L'opera si trova anche sulla copertina di Lipperini Loredana, Ancora dalla parte delle bambine, Feltrinelli, 2007)...

Mark Ryden, Saint Barbie, 1994

sabato 22 dicembre 2007

QUOI FAIRE?

Lassù qualcuno ride e pure molto... Io un po' meno... Mi sembra impossibile che tutte le cose che faccio senza troppa convinzione, sull'onda dell'entusiasmo - o una cosa simile - del mondo si materializzano, avvengono e io mi ritrovo tra le mani questa patata bollente che non so più se davvero voglio... Tutti ovviamente si aspettano che io risponda "Si, lo voglio" e apro la bocca atteggiandola ad un sorriso storpiato e di circostanza.
Forse come Maria durante l'Annunciazione...



Mi ha colpito la notizia della ristampa del Vangelo secondo Maria, una versione originale ed anticonformista dell'altra metà del cielo, della "progenitrice" n°2, un regalo che pensavo di fare a mia madre, così sottomessa ad ogni altrui volontà... poi ho pensato che non era pronta, che non sarebbe stata mai pronta ed sono inorridita sentendo gli ultimi titoli da lei comperati che probabilmente nemmeno aprirà... libri in teoria capaci di curare ogni malessere di corpo e spirito... palesemente inutili nel suo caso e capaci solo di alimentare stereotipi, false speranze e logorrea acuta... in particolare quando dovrebbe stare zitta... oltre che per decenza per abbassamento di voce...

venerdì 21 dicembre 2007

Con la salute non si scherza

Mi sembra ovvio, no? Forse non è proprio così per gli addetti ai lavori... Lamentele a parte, mi devo abituare all'idea che il mio nuovo anno partirà in maniera originale!!! E proprio su una ambulanza... Niente sirene spiegate e poco clamore. Girerò la città con questo mezzo di trasporto eccezionale per essere condotta al super ospedale dagli "sciemi" che ieri non mi hanno visitato e che saranno costretti a fare una doverosa lastra al mio bellissimo piedino. Bella punizione, no?
Sono un pò agitata... Non è la prima volta che viaggio in ambulanza ma le altre volte non avevo avuto preavviso e nemmeno coscienza... Ho una fifa nera... forse chiamerò la mamma... per farmene venire una blu...

giovedì 20 dicembre 2007

Ma sono davvero io a fare le domande sbagliate?

C'era una volta un bambino che faceva tante domande, e questo non è certamente un male, anzi è un bene.
Ma alle domande di quel bambino era difficile dare risposta.
Per esempio egli domandava: "Perché i cassetti hanno i tavoli?"
La gente lo guardava e magari rispondeva: "I cassetti servono per metterci le posate".
"Lo so a che cosa servono i cassetti, ma non so perché i cassetti hanno i tavoli."
La gente crollava il capo e tirava via.
Un'altra volta lui domandava: "Perché le code hanno i pesci?"
Oppure: "Perché i baffi hanno i gatti?"
La gente crollava il capo e se ne andava per i fatti suoi.
Il bambino crescendo non cessava mai di fare domande.
Anche quando diventò un uomo andava intorno a chiedere questo e quello. Siccome nessuno gli rispondeva, si ritirò in una casetta in cima a una montagna e tutto il tempo pensava alle domande e le scriveva in un quaderno.
Poi ci rifletteva per trovare la risposta, ma non la trovava.
Per esempio scriveva:
"Perché l'ombra ha un pino?"
"Perché le nuvole non scrivono lettere?"
"Perché i francobolli non bevono birra?"
A scrivere tante domande gli veniva il mal di testa, ma lui non ci badava.
Gli venne anche la barba, ma lui non se la tagliò.
Anzi si domandava: "Perché la barba ha la faccia?"
Insomma era un fenomeno.
Quando morì, uno studioso fece delle indagini e scoprì che quel tale fin da piccolo
si era abituato a mettere le calze a rovescio e non era mai riuscito una volta a infilarsele dalla parte giusta, e così non aveva mai potuto imparare a fare le domande giuste.
A tanta gente succede come a lui.

(Gianni Rodari)

Premessa: OGGI VISITA DI CONTROLLO PARADOSSALE E INUTILE...
Di fronte alla consueta supponenza della gente, di fronte agli "ovvi" sottintesi, mi sorgono spontanee delle domande...
Perché dovrei sapere tutto di tutto? Perché devo perdere soldi e tempo inutilmente, rischiando di farmi più male del male (o perlomeno di far venire un'ernia al mio ragazzo)? Perché? Perché devo sentirmi inadeguata e non capire solo perché non mi vengono fornite informazioni? Perché il mio parere non è importante?
Forse sto solo sbagliando domanda...

lunedì 17 dicembre 2007

My broken foot

Basta un giorno così
a cancellare centoventi giorni stronzi
e basta un giorno così
a cacciarmi via tutti gli sbattimenti
che ogni giorno sembran sempre di più
ogni giorno fan paura di più
ogni giorno però non adesso adesso adesso
che c'è un giorno così
(883)

La positività di quel giorno in cui Mauro mi è venuto a trovare a Trento e quella di altri giorni, assieme la speranza che il tempo accorci la prognosi... mi fanno sopportare questo...

martedì 4 dicembre 2007

Sovente, uscendo di casa, m’impongo risolutamente di prendermi sul serio. Non possiamo sperare che gli altri ci rispettino se non diamo loro il buon esempio

Fernando Aramburu

venerdì 30 novembre 2007

giovedì 29 novembre 2007

Caro Gesù

Caro Gesù, per noi la messa è molto noiosa. Perché non ci aggiungi anche dei cartoni? (Andrea)
Caro Gesù, eri forte quando camminavi sulle acque. Ma dovresti vedermi sciare (Debora)

Letterine di bambini che confluiranno in Caro Gesù potresti cambiare l sapore agli asparagi?, Sonzogno, 2008

Non ricordo le mie letterine di Natale... Non ricordo nemmeno se le scrivevo a Gesù Bambino o a Babbo Natale. Però ricordo il Natale, l'attesa, il preparare nel letto accanto al mio le caramelle che Babbo Natale avrebbe preso per i bambini poveri, venendo a portarmi il mio dono. Ricordo la paura di non essere stata brava, di non avere il mio regalo. Ricordi i loro sorrisi. Ricordo solo un regalo. Una bambola dal nome impronunciabile, forse solo per me, Winnetou. La trovavo bellissima con la sua pelle scura e la sua storia da raccontare, contenuta nel suo disco. Le volevo bene. Gliene ho voluto a lungo ma non ricordo cosa rappresentasse per me.
Ho dimenticato molte cose, dimentico molte cose.
Chissà perchè.
Mia madre mi racconta che quando ero piccola non disturbavo in Chiesa. Restavo buona, attenta ed in silenzio. Ovviamente il merito era per lo più suo... visto che lei mi raccontava che cosa stava succedendo, quali meraviglie e magie si stavano compiendo.
Non le ho mai chiesto precisamente che cosa mi raccontasse. Forse un giorno lo farò.
Quando sarò diventata tollerante.

martedì 27 novembre 2007

Culodritto

Ma come vorrei avere i tuoi occhi, spalancati sul mondo come carte assorbenti
e le tue risate pulite e piene, quasi senza rimorsi o pentimenti,
ma come vorrei avere da guardare ancora tutto come i libri da sfogliare
e avere ancora tutto, o quasi tutto, da provare...

Culodritto, che vai via sicura, trasformando dal vivo cromosomi corsari
di longobardi, di celti e romani dell' antica pianura, di montanari,
reginetta dei telecomandi, di gnosi assolute che asserisci e domandi,
di sospetto e di fede nel mondo curioso dei grandi,

anche se non avrai le mie risse terrose di campi, cortile e di strade
e non saprai che sapore ha il sapore dell' uva rubato a un filare,
presto ti accorgerai com'è facile farsi un' inutile software di scienza
e vedrai che confuso problema è adoprare la propria esperienza...
Culodritto, cosa vuoi che ti dica? Solo che costa sempre fatica
e che il vivere è sempre quello, ma è storia antica, Culodritto...

dammi ancora la mano, anche se quello stringerla è solo un pretesto
per sentire quella tua fiducia totale che nessuno mi ha dato o mi ha mai chiesto;
vola, vola tu, dov' io vorrei volare verso un mondo dove è ancora tutto da fare
e dove è ancora tutto, o quasi tutto...
vola, vola tu, dov' io vorrei volare verso un mondo dove è ancora tutto da fare
e dove è ancora tutto, o quasi tutto, da sbagliare...

lunedì 26 novembre 2007

Non riesco a gestire la complessità al cellulare e a volte nemmeno senza.

Sabato sera ho fatto un testacoda con la macchina. Il mio primo testacoda. Nessun danno a cose, nè persone e nemmeno a me. Per fortuna.
E domenica sono andata a fare la sauna. Non c'è una relazione diretta tra le cose, certo, ma entrambe le cose a modo loro mi hanno scombussolata un pò. Andrà meglio la prossima volta. L'abitudine è facile da acquisire, mette una patina su tutto, una bella pomata anestetizzante e tutto sparisce, anche il rossore per la propria e l'altrui novità. Ma in fondo mi piacciono le guanciotte rosse modello Heidi, quel colore fresco e caldo dell'innocenza, del mondo da esplorare da mescolare con un pò di civetteria, l'imbarazzo e il sorrisino isterico. A volte riesco a perdonarmi anche la goffaggine e dimenticarmi anche le mie cicatrici.

venerdì 16 novembre 2007

Avrei bisogno di avere bisogno

Avrei bisogno di avere bisogno. Ho la testa che mi scoppia. Troppe cose da fare, troppe aspettative da soddisfare. Un'altalena di situazioni, di prospettive che ti portano in alto e poi ti riportano giù bruscamente.Voglio un mio personale"mangrove killifish" o "Rivulus Marmoratus Poey", il pesce che vive sugli alberi. Non per un semplice gusto dell'esotico (vive infatti nelle paludi dell'America Latina, della Florida e dei Caraibi) ma per il suo grande ed invidiabile spirito di adattamento (trascorrere mesi nei solchi degli alberi creati dagli insetti, cambiando temporaneamente la sua composizione biologica per respirare aria). Questa meraviglia della natura è anche ermafrodita e in grado di riprodursi da sola (sviluppa organi maschili e femminili; feconda le uova già nel corpo e depone gli embrioni nell'acqua): niente complicazioni e tante soddisfazioni. Forse. Però è un pesce brutto... Non so più se lo voglio davvero...Sono un pò stressata. Semplicemente.
Il Natale non mi piace. Mi sento triste. Troppe luci, troppi colori, troppi pacchi, troppi rumori.E mi sorprendo a non sapere che regalo voglio. Fuori e dentro dalla mischia dei ninnoli e dai balocchi, sono affascinata da tutto ma non voglio niente. Forse chiederò a Babbo Natale di aiutarmi a finire l'album di figurine del Manifesto!!

venerdì 19 ottobre 2007

Mutamenti climatici

Il mondo è cambiato. Il mondo sta cambiando. Se ne sono accorti tutti, ora pure gli stilisti che non sanno più che capo inventarsi o a che capo votarsi. Meglio tardi che mai... Certo la loro preoccupazione non è per i destini del pianeta ma delle loro tasche... è pur sempre un inizio.
In attesa di cambiare il mondo o il solo guardaroba, mi diverto a giocare con la mia modella virtuale (http://www.myvirtualmodel.com/en/my_model.htm).

venerdì 5 ottobre 2007

Un amore diverso. Il Frigorifero


La guardava. Lo guardava. Ogni giorno. Lui, sornione e presente. Anche quando lei lo implorava di smettere. Non la ascoltava quando gli chiedeva di andarsene. Amante impassibile e presente. Compagno delle sue gioie e dei suoi litigi con il mondo o semplicemente con se stessa, con la sua immagine nello specchio. Lui ascoltava i suoi pianti, senza addormentarsi né annoiarsi.
Quando lei si avvicinava, speranzosa e bisognosa di conforto la lasciava aprire le sue braccia per accoglierla. Toccato da lei, il suo cuore, la sua anima, resa fredda dagli anni e dalle circostanze, si riscaldava, scoprendo tepori ignoti che sciolgono. Ogni volta che lei toccava il suo corpo glielo lasciava fare, ansioso di sapere cosa poteva offrile stavolta. Lui e lei erano felici di quel loro magico e segreto gioco, l’uno all’altro compagni contro la solitudine della fretta e dell’apatia del mondo.
Lei tornava sempre da lui. Non lo preoccupavano le sue assenze anche di giorni. Sarebbe tornata. Aspettava, la aspettava, anche se dentro di lui a volte qualcosa sembrava non farcela più. Lui era parte di lei, e lei parte di lui, un rapporto simbiotico e perfetto. La aspettava fingendo spesso di dormire, perché fosse più bella per entrambi la sorpresa di ritrovarsi.
A volte lei si allontanava per più tempo, allora si sentiva svuotato, mentre lei gli parlava e lo ricopriva di carezze, sentiva che il suo cuore si stava sciogliendo, si sentiva venir meno, in una sensazione che assomigliava alla sua idea della morte. Un dolce morte tra dolci carezze. Tutto di un colpo il suo cuore si fermava. Solo lei aveva il potere di farlo. Stremato senza energia, aveva paura, senza il saluto della luce, senza lei. Il tempo si espandeva nella solitudine.
Aveva già pianto con lei le sue lacrime acquose di cristalli di ghiaccio, quando lei aveva bloccato il suo cuore. Ora, senza liquidi non aveva più lacrime e non aveva in sé alcun ristoro. Ma poi ecco un rumore alla porta. Lo riconosceva. Lei, gettati in fretta in bagagli, correva da lui. Allora il cuore ripartiva. Lei lo faceva rivivere, liberandolo da quella sensazione di essere svuotato ed inutile. Lei lo faceva sentire importante e lei per lui era importante. A lui pareva che lo scopo della sua vita consistesse solo nel renderla felice con l’esserci.
La notte lui dormiva in cucina, per lasciarsi la giusta distanza per cercarsi e non essere mai saturi l’uno dell’altro.
Se la notte lei si alzava, amante insicura e gelosa, lo trovava addormentato. Allora gli si avvicinava piano e lo abbracciava con gioia e amore, sentendosi felice e ridicola per aver dubitato di lui.
Poi venne quel giorno al quale nessuno dei due voleva pensare. Lui morì in una stellata notte d’agosto, a causa di un fugace temporale. Un lampo nella cucina. Luce come migliaia di lampadine festosamente accese insieme. Subito un rumore si diffuse per la casa. Lei capì. Corse subito in cucina, sapendo di trovare una amante che ormai non c’era più.(VIGNETTA DI IVANA RADOVCIC http://www.irwd.it/)
Il rapporto col proprio frigorifero è sempre un pò speciale. Le cose che mangiamo parlano di noi, di ossessioni, manie, desideri e contraddizioni.
Per curiosare nei frigoriferi altrui e improvvisarsi psicologi, ecco il link:
http://www.fridgewatcher.com/
A Trento la questione frigoriferi in questo periodo è un delicata... http://www.agenziasviluppo.tn.it/webpublic/ddw.aspx?n=344&h=-2147483377&ly=2

Finalmente!!! Dedicato a chi non ha ancora capito


Finalmente è accaduto!!! Brian Kim ha cambiato la vita di milioni di introversi del mondo!! Forse sono in molti a non saperlo ancora e per velocizzare il processo sto inviando link ai miei introversi amici (e ai miei estroversi 'nemici'). Potrei pure inventarmi una catena di Sant'Antonio ad hoc....
In 5 punti ecco a voi la legittimazione, perlomeno psicologica, dell'introversione.

1) L'introverso non è necessariamente timido o asociale. Ha una maggior attività cerebrale a livello dei lobi frontali, aree deputate al pensiero complesso e alla soluzione di problemi, mentre l’estroverso ha una maggior attività nella parte posteriore del cervello.
2) L’introverso non ama la conversazione superficiale ma partecipa a quelle profonde.
3) Gli introversi socializzano ma in modo diverso e più raramente degli estroversi: scegliendo con cura i loro interlocutori.
4) L’introverso ha bisogno di stare da solo per ricaricarsi. Poiché la vita sociale richiede molta energia, va dosata.
5) La maggior attenzione all'aspetto interiore non significa non essere in grado di vivere quello che sta fuori.

giovedì 4 ottobre 2007

Mi piacciono Calvino e Marcovaldo


AIUOLANDO

A Marcovaldo piacevano le aiuole.

Le trovava quasi magiche grazie a quella speciale alchimia di colori e forme composte. Le considerava una sorta di suo piccolo giardino privato, spezzettato per la città, resti proletari di una grande proprietà di un vassallo maggiore scomparso chissà dove, chissà quando.

La cosa più bella delle aiuole era che sembravano essere solo sue. Nessuno le guardava e le amava come lui. Nessuno ci parlava e ci passava così tanto tempo come lui. Ogni giorno faceva il giro di tutte le sue aiuole per controllare che tutti i fiori e tutte le piante stessero bene. Ogni giorno lo stesso giro. Solo per par condicio, a volte partiva da destra, a volte da sinistra, all'uscita da lavoro.

A volte, quando la stanchezza era troppa, si sbagliava e confondeva la mano destra con la sinistra e faceva il giro sbagliato. «Effetti collaterali del lavoro sotto padrone», si diceva sorridendo.

Usciva tardi da lavoro Marcovaldo, così tardi che tutti gli uccelli, tranne i pipistrelli, erano già tornati nei loro caldi nidi.

Le strade, vuote di traffico e gente, erano appena rischiarate dalla fioca luce dei lampioni, poca per vedere e distinguere ogni cosa ma abbastanza per assaporare qualche piacere della vita. La strada verso casa era lunga ma piacevole, costellata di fiori e profumi, capaci di gratificare e rasserenare Marcovaldo.

La domenica portava spesso la sua famiglia a fare picnic in questa o quella, o quell'altra aiuola. Stendevano una coperta e si accomodavano sull'aiuola, mentre Maria apriva il cestino e distribuiva il cibo, reso buono dalla festa, dalla novità e dal luogo del pranzo.

I passanti guardavano stupiti l'insolito spettacolo, sbarrando gli occhi e spalancando la bocca, quasi a voler catturare come rospi qualche mosca. Qualcuno già avvezzo alla scenetta domenicale scuoteva la testa, rigirandosi un dito sulla tempia e storcendo la bocca, rivolto verso il vicino occasionale di marciapiede.

Marcovaldo e la sua famiglia, splendidamente assorti nel piacere del cibo, del luogo e della compagnia, sorridevano sereni.

C'era una volta... a Porta Portese un manichino

Ogni volta che...

Ogni volta che penso di aprire il mio blog e svuotarci dentro le mie riflessioni, o semplici osservazioni di ciò che mi accade intorno, mi accorgo che la realtà italiana supera sempre la fantasia e i miei pensieri. In un epoca in cui ci piace parlare di Europa, di rispetto dell'altro e diritti, alla fine sul buonsenso vince sempre la legge...

MONTESILVANO (PESCARA) - Multati in base a una legge del 1931, mai abrogata. È accaduto lungo la riviera di Montesilvano dove alcuni transessuali sono stati sanzionati perchè vestiti da donna, in base all'articolo 85 del testo unico di pubblica sicurezza del 1931. I verbali sono stati effettuati nel corso di un controllo antiprostituzione, che ha interessato 19 tra prostitute rumene e italiane e transessuali sudamericani.
Nel confronti dei transessuali - spiegano in una nota i carabinieri del Comando provinciale di Pescara - verrà notificata la sanzione amministrativa prevista per chi "si maschera in pubblico alterando i connotati essenzaili del sesso e della persona fisica".
L'ammenda può variare da 10 a 103 euro. Il testo unico del Regio decreto prevede la sanzione amministrativa per chi si maschera in pubblico. La norma è la stessa che vieta l'uso della maschera "nei luoghi aperti al pubblico, tranne nelle epoche e con l'osservanza delle condizioni che possono essere stabilite dall'autorità locale di pubblica sicurezza, con apposito manifesto". In sostanza, tranne che a Carnevale o altre feste.
Nel 1976 la Corte di Cassazione affermò in una sentenza che il divieto di comparire mascherati in pubblico "ha carattere assoluto, essendo diretto a impedire che, mediante il mascheramento, possano compiersi i reati".
(da Repubblica, 4 ottobre 2007)

mercoledì 19 settembre 2007

L'aria condizionata ci salverà

Secondo alcune proiezioni, già nel 2040 le temperature medie estive saranno simili a quelle che sono state registrate nel torrido agosto 2003 nel Sud dell’Europa. Chi potrà permetterselo sopravviverà grazie all’aria condizionata. da LA STAMPA del 19.09.2007
I valori e le priorità sono relativi... e forse era meglio morire da piccoli...

martedì 18 settembre 2007

L'inizio

Cominciare è sempre difficile e le pagine bianche non sono mai abbastanza simpatiche. Mi sento euforica e confusa. Ancora non ho capito con che cosa sto giocando.
Ma ho deciso di giocare...e questo per ora mi basta!