venerdì 5 ottobre 2007

Un amore diverso. Il Frigorifero


La guardava. Lo guardava. Ogni giorno. Lui, sornione e presente. Anche quando lei lo implorava di smettere. Non la ascoltava quando gli chiedeva di andarsene. Amante impassibile e presente. Compagno delle sue gioie e dei suoi litigi con il mondo o semplicemente con se stessa, con la sua immagine nello specchio. Lui ascoltava i suoi pianti, senza addormentarsi né annoiarsi.
Quando lei si avvicinava, speranzosa e bisognosa di conforto la lasciava aprire le sue braccia per accoglierla. Toccato da lei, il suo cuore, la sua anima, resa fredda dagli anni e dalle circostanze, si riscaldava, scoprendo tepori ignoti che sciolgono. Ogni volta che lei toccava il suo corpo glielo lasciava fare, ansioso di sapere cosa poteva offrile stavolta. Lui e lei erano felici di quel loro magico e segreto gioco, l’uno all’altro compagni contro la solitudine della fretta e dell’apatia del mondo.
Lei tornava sempre da lui. Non lo preoccupavano le sue assenze anche di giorni. Sarebbe tornata. Aspettava, la aspettava, anche se dentro di lui a volte qualcosa sembrava non farcela più. Lui era parte di lei, e lei parte di lui, un rapporto simbiotico e perfetto. La aspettava fingendo spesso di dormire, perché fosse più bella per entrambi la sorpresa di ritrovarsi.
A volte lei si allontanava per più tempo, allora si sentiva svuotato, mentre lei gli parlava e lo ricopriva di carezze, sentiva che il suo cuore si stava sciogliendo, si sentiva venir meno, in una sensazione che assomigliava alla sua idea della morte. Un dolce morte tra dolci carezze. Tutto di un colpo il suo cuore si fermava. Solo lei aveva il potere di farlo. Stremato senza energia, aveva paura, senza il saluto della luce, senza lei. Il tempo si espandeva nella solitudine.
Aveva già pianto con lei le sue lacrime acquose di cristalli di ghiaccio, quando lei aveva bloccato il suo cuore. Ora, senza liquidi non aveva più lacrime e non aveva in sé alcun ristoro. Ma poi ecco un rumore alla porta. Lo riconosceva. Lei, gettati in fretta in bagagli, correva da lui. Allora il cuore ripartiva. Lei lo faceva rivivere, liberandolo da quella sensazione di essere svuotato ed inutile. Lei lo faceva sentire importante e lei per lui era importante. A lui pareva che lo scopo della sua vita consistesse solo nel renderla felice con l’esserci.
La notte lui dormiva in cucina, per lasciarsi la giusta distanza per cercarsi e non essere mai saturi l’uno dell’altro.
Se la notte lei si alzava, amante insicura e gelosa, lo trovava addormentato. Allora gli si avvicinava piano e lo abbracciava con gioia e amore, sentendosi felice e ridicola per aver dubitato di lui.
Poi venne quel giorno al quale nessuno dei due voleva pensare. Lui morì in una stellata notte d’agosto, a causa di un fugace temporale. Un lampo nella cucina. Luce come migliaia di lampadine festosamente accese insieme. Subito un rumore si diffuse per la casa. Lei capì. Corse subito in cucina, sapendo di trovare una amante che ormai non c’era più.(VIGNETTA DI IVANA RADOVCIC http://www.irwd.it/)
Il rapporto col proprio frigorifero è sempre un pò speciale. Le cose che mangiamo parlano di noi, di ossessioni, manie, desideri e contraddizioni.
Per curiosare nei frigoriferi altrui e improvvisarsi psicologi, ecco il link:
http://www.fridgewatcher.com/
A Trento la questione frigoriferi in questo periodo è un delicata... http://www.agenziasviluppo.tn.it/webpublic/ddw.aspx?n=344&h=-2147483377&ly=2

1 commento:

Anonimo ha detto...

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