domenica 20 luglio 2008

Giocando col popular

Celata, Piazza Duomo, Trento, 5-17 luglio 2008

Dalle mattinata di sabato 5 luglio fino al 17 luglio Piazza Duomo è stata protagonista dell'installazione dell'artista Anna Scalfi “Celata (sotto la piazza scorre una roggia)”. Sulle lastre di pietra rosa che dal 1867 nascondono l'antica roggia che scorreva lungo la piazza principale della città sono state posizionate 22 lavatrici funzionanti a disposizione degli abitanti dei dintorni o dei passanti.
L'intervento proponeva una provocazione artistica che metteva in contrapposizione il volto noto e la quotidianità di Piazza Duomo, uno spazio pubblico, con oggetti "privati". Il cortocircuito visivo e concettuale suscitava nuove domande d'uso sulla piazza. L'artista la definiva “una operazione di archeologia contemporanea” e “una azione collettiva che si snoda lungo dieci giorni”. Lo spunto archeologico rimanda appunto ad una riflessione sull'innovazione tecnologica e sulla malinconia per un tempo di entusiasmo verso l'emancipazione che è scemato in anni recenti spesso a favore di un altro tipo di malinconia, quella per i tempi andati che si associa alle riscoperta/rievocazione acritica di “antichi valori”.
L'installazione del lavoro si è conclusa con un lavaggio collettivo dei panni sporchi in piazza. (dal Comunicato Stampa)


Anna Scalfi (Trento, 1965) attualmente lavora a Londra dove porta avanti il progetto “From inside (I like the system)”, un programma di PhD al dipartimento di Finance, Accounting and Management dell’University of Essex, UK. La sua attività si caratterizza per i tentativi di intrusione del linguaggio contemporaneo nella quotidianità con uno sguardo spesso rivolto al ripensamento critico degli spazi di riflessione e amministrazione della società.

Welcome to Italy, Mart, Rovereto, 4 maggio 2007 - 10 giugno 2007


Settantasei bandiere, hanno pacificamente invaso la piazza del Mart, eccezionalmente non per un evento sportivo, ma per il progetto artistico dell'artista e sociologa trentina Anna Scalfi che rappresenta 'fisicamente', sezionandole in base alla percentuale di donne sulla scena politica, la classifica mondiale della rappresentanza femminile in Parlamento, con l'Italia al settantaseiesimo posto, in coda a molti paesi in via di sviluppo. Nel 2007 anno europeo delle Pari Opportunità è opportuno fare un bilancio sulla situazione delle donne e constatare la loro esclusione dai vertici del potere, sia in ambito imprenditoriale che politico, nel privato come nel pubblico. L'operazione artistica di Anna Scalfi, un progetto di installazione, video e conferenza sui motivi dell'esclusione, ha il merito di portare in piazza in maniera brutale e plastica questa realtà. "Il personale e' politico" urlavano le femministe. Sulla scia delle loro battaglie e in linea con l'irruzione del pubblico-politico dell'arte e del momento progettuale dell'opera in Josef Beuys e con le ironiche operazioni delle Guerilla Girls (1985) sulle discriminazioni in ambito artistico, si posiziona il lavoro di questa artista, che mette in scena, con verve giocosa ma al contempo caustica, lo spettacolo delle discriminazioni e delle differenze, insinuandosi nella maglie della quotidianità, con elementi dissonanti che creano piccoli shock percettivi, sollevando nuovi interrogativi o rispolverandone di vecchi, come la trasformazione degli omini dei semafori e sui cartelli stradali di lavori in corso in donnine, con la semplice applicazione di un po' di scotch (Green woman on the traffic lights, 2005; Woman on the work in progress signal, 2006). Il lavoro di Anna Scalfi è un lavoro femminile ma al contempo femminista, che sfrutta gli stereotipi per urlarne la parzialità. È una battaglia a partire dall'analisi della realtà, superando il binomio arte/vita, che riconosce l'importanza del tessuto connettivale della società dalla genesi dell'opera fino alla sua fruizione e 'interpretazione' in continuo progress. I simboli popular, portatori di significati e convenzioni massificanti, vengono ricostruiti e reinventati, con operazioni minimali, attraverso l'applicazione di scotch su segnali stradali o ai semafori pedonali, o con l'aiuto di sarte che confezionano nuove bandiere, o magari affittando un distributore automatico. Ogni oggetto quotidiano è portatore di significati e convenzioni, veicola messaggi a volte pericolosamente massificanti. Sono veri e propri 'esercizi di sorpresa' dal risultato sempre imprevedibile. La bandiera, come anche il segnale stradale, assurge a simbolo ed autorappresentazione di un paese, veicolando comunicazione ed identità. Ma è una comunità monca: la rappresentazione convenzionale in nome dell'oggettività insabbia un genere.
Occorre, allora, intervenire, 'donne al lavoro', senza dimenticare la 'gonna' della propria femminilità. Non a caso sono donne le sarte, filmate al lavoro, chiamate a 'correggere' le bandiere cercando in esse una rappresentanza e rappresentazione. Cucito e ricamo sono occupazioni da secoli riservate alle donne e recentemente scoperte da uomini, ma, ahimè, solamente artisti. È un lavoro domestico, da angelo del focolare, come pure quello di accudimento e cura rimasto appiccicato alle donne, ancora relegate all'ambito privato, mentre i colleghi maschi banchettano in quello pubblico. Per creare una società equilibrata si deve ridefinire un nuovo patto sociale tra i 2 generi. Via libera quindi anche a segnali e bandiere 'al femminile' perché l'unico vero “vilipendio” è l'esclusione delle donne da un ruolo attivo nella società.

Nessun commento: